Tra i civili che presero parte alla campagna d’Egitto c’era un uomo singolare e versatile, raccomandato come disegnatore al generale Bonaparte dalla moglie Giuseppina Beauharnais, regina dei salotti parigini. Il suo nome era Dominique Vivant Denon e aveva allora cinquantun anni: un’età di tutto rispetto per andarsene in guerra. Egli aveva alle spalle una vita avventurosa: barone di nascita ed ex diplomatico, fu spogliato di titolo e beni allo scoppio della rivoluzione e si ritrovò, da un giorno all’altro, a vivere in quartieri malfamati, vendendo disegni per nutrirsi, mentre le teste di molti suoi amici cadevano nella piazza di Grève. Ebbe un inatteso protettore in Jacques-Luois David, il pittore della rivoluzione, che lo rimise a galla: tornò così a frequentare i saloni, ottenne da Robespierre la restituzione dei suoi beni ed entrò nelle grazie della bella Giuseppina che lo presentò a Napoleone. Denon non sapeva nulla dell’Egitto, ma ne fu subito conquistato. Aggregato a Desaix che lo teneva nella considerazione di un padre, fu infaticabile nell’avventurosa marcia verso Assuan, sempre con l’album da disegno a portata di mano. Disegnò la piramide a gradoni di Saqqara, gli avanzi della tarda antichità egizia di Dendera e le rovine di Tebe. A Elefantina copiò la cappella di Amenofi III e la sua eccellente riproduzione è l’unica testimonianza che ce ne resta, perché il monumento fu distrutto nel 1822. Questi disegni apparvero poi sull’autobiografia Voyage dans l’Haute et Basse Égypte, che gli procurò notorietà e ricchezza, e sulla Description de l’Égypte. Al ritorno in patria ebbe la carica di direttore di tutti i musei, e dal 1826, anche del Louvre. Seguendo passo passo Napoleone, vincitore sui campi di battaglia d’Europa, fece bottino di opere d’arte, raccogliendo i primi elementi di una delle maggiori ricchezze della Francia. Poco prima di morire, nel 1825, seppe che Champollion aveva trionfalmente decifrato i geroglifici della Stele di Rosetta.